Curiosità

Ci siamo ispirati a una delle figure tipiche della tradizione popolare milanese.
El Barbapedana era un noto cantastorie e suonatore ambulante, che girava per le osterie della città e intratteneva i commensali con canzoni popolari e filastrocche.

Storia del El Barbapedana

Enrico Molaschi, detto el Barbapedana, noto cantastorie e suonatore ambulante dell’Ottocento, che girava per le osterie della città, è una delle numerosissime figure tipiche milanesi che si incontrano in questo prezioso e gustoso Dizionario del gergo milanese e lombardo compilato dal giornalista e scrittore Nino Bazzetta da Vemenia (1880-1951).

Pubblicato nel 1927, quella che qui proponiamo – in copia
anastatica, arricchita da un ricco apparato iconografico e da schede di approfondimento – è l’edizione del 1940, nella quale, in aggiunta alla raccolta di termini gergali (quelli della malavita, degli spazzacamini, degli ombrellai…), si trova un ampio repertorio di «nomignoli, tipi, macchiette» dall’inestimabile valore documentario, che ci permette di (ri)scoprire la Milano fra Otto e Novecento, con i suoi luoghi più emblematici, i suoi sagaci modi di dire, la sua vivace anima popolare.

Dizionario del gergo milanese e lombardo

Pubblicato nel 1927, quella che qui proponiamo – in copia
anastatica, arricchita da un ricco apparato iconografico e da schede di approfondimento – è l’edizione del 1940, nella quale, in aggiunta alla raccolta di termini gergali (quelli della malavita, degli spazzacamini, degli ombrellai…), si trova un ampio repertorio di «nomignoli, tipi, macchiette» dall’inestimabile valore documentario, che ci permette di (ri)scoprire la Milano fra Otto e Novecento, con i suoi luoghi più emblema – tici, i suoi sagaci modi di dire, la sua vivace anima popolare.

Arte

Cucina e pittura, due forme d’arte che si congiungono.
Ogni mese diamo la possibilità agli artisti locali di esporre i loro dipinti nel nostro ristorante.

Spazio arte curato dall’artista Annamaria Sironi.
Artista del mese

ANNAMARIA SIRONI

Storia dei piatti della tradizione

Scopri le curiosità

Risotto e Ossobuco

Ossibuchi alla milanese

Un piatto completo, che dalla città lombarda si è diffuso in tutta Italia.
Il nome deriva dal dialetto “oss bus”, osso bucato.

Risotto allo zafferano

Come il panettone, anche il risotto allo zafferano, o risòtt giald, si può considerare un simbolo culinario della città.
La sua storia è legata alla Fabbrica del Duomo, cui parteciparono centinaia di artisti.
Nel 1574 alle vetrate del Duomo lavorava Mastro Valerio di Fiandra, il quale aveva per assistente un giovane così appassionato dello zafferano da aggiungerne sempre un pizzico a qualunque tinta usasse – poiché l’aggiunta di tale polvere permetteva di ottenere effetti meravigliosi – al punto da meritare egli stesso il soprannome di Zafferano.

Spesso scherzando il maestro apostrofava il giovane, e pronosticava che prima o poi avrebbe aggiunto lo zafferano anche nel risotto.
Sino a quel momento il condimento più comune per le pietanze era il burro, mentre nei banchetti più lussuosi veniva usata per decorazione una sottile foglia d’oro – nelle Cronache milanesi di Bernardino Corio viene descritto il sontuoso pranzo di nozze di Violante Visconti con Lionello Plantageneto, avvenuto nel 1386, dove agli illustri ospiti (tra cui anche Francesco Petrarca) furono serviti numerosi animali interamente rivestiti da una lamina d’oro puro, che peraltro la medina tradizionale raccomandava di utilizzare per aiutare il sistema cardiaco.

Il giorno delle nozze della figlia di Mastro Valerio, il giovane assistente decise di rendere sorprendente l’ingresso in tavola del risotto, per cui si accordò con il cuoco e vi aggiunse dello zafferano.
In tal modo il piatto acquistò un nuovo sapore e un bel colore giallo oro, simbolo di allegria e quindi adeguato alla circostanza.

C’è chi insinua che il gesto fosse in realtà un modo per boicottare le nozze, essendo innamorato della giovane sposa, ma alla fine ciò si ritorse contro di lui, poiché decretò il successo di questa nuova ricetta.

Cotoletta alla milanese

Al centro di un’antica disputa con la Wiener Schnitzel austriaca, è tra i piatti milanesi più noti.

Nella versione tradizionale meneghina si tratta di una costoletta con osso ben battuta, detta anche “orecchia d’elefante” per la caratteristica forma piatta che la rende più croccante, impanata e fritta in abbondante burro spumeggiante. Nella ricetta originale il burro viene versato anche sul piatto finilo: oggi questo passaggio spesso si salta.

Cassoeula

Detto anche Verzada, è difficiIe definirne l’origine:
ha molte similitudini con alcuni umidi francesi e con piatti spagnoli.

Si crede legato al culto di sant’Antonio abate, festeggiato il 17 gennaio, data che segnava la fine del periodo della macellazione dei maiali;
la combinazione di ingredienti come carni, insaccati e verdure è in ogni caso tipica della cultura celtica e tradizionalmente si pensa che la Casoeula (o Cassoeula o Cassola, dal nome della casseruola che la contiene) debba essere preparata quando le verze sono gelate dal freddo nei campi.

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